A chi non è capitato di avere la percezione di essere seguito e osservato durante i propri spostamenti in auto?
In questa fase di continua evoluzione tecnologica ciò che 15 o 20 anni fa aveva un retrogusto fantascientifico è divenuto quanto mai attuale e “normale”.
I nostri smartphone ci hanno semplificato e migliorato la quotidianità ma ci espongono al rischio di poter essere rintracciati in qualsiasi momento, o meglio, per usare un linguaggio tecnicamente più appropriato, geo-localizzati.
Le tecnologie GPS, disponibili dapprima sulle flotte aziendali poi integrate in alcune vetture di serie per la prevenzione dai furti, hanno dato corpo alle fantasie degli sceneggiatori delle spy stories anni 60.
Oggi anche su internet, a prezzi accessibili a molte tasche, possono essere reperibili dispositivi da apporre con relativa semplicità sotto autoveicoli o anche motoveicoli (vi sono modelli appositi), che consentono di avere in tempo reale gli spostamenti del mezzo in cui sono stati montati.
E’ legale tutto questo ? Le normative e la relativa giurisprudenza in materia sono ovviamente recenti poiché recente è la diffusione di questo tipo di strumentazione.
Il quadro legislativo appare, per quanto complesso e frastagliato, come di consueto nel nostro Paese, comunque abbastanza delineato.
Ciò che la tecnologia ha reso semplice contrasta in molti casi con le normative afferenti il trattamento e la protezione dei dati personali.
E’ piuttosto naturale che un normale cittadino non possa utilizzare un localizzatore GPS per monitorare gli spostamenti di un’altra persona, poiché si tratta di una indebita intrusione nella privacy del soggetto che ha in uso il mezzo in questione.
Ma l’uso di questi dispositivi può essere di interesse di varie categorie di persone e fasce di interessi.
Il pensiero quasi automaticamente porta alle agenzie investigative ma gli investigatori privati possono eseguire un pedinamento elettronico attraverso dispositivi GPS?
La risposta è sì. Le disposizioni normative del 2010 che hanno riscritto le regole del settore, hanno posto la parola fine sulla liceità del pedinamento elettronico, assimilabile ad ogni altra forma di pedinamento, secondo il Legislatore, ed è quindi lecito per quanto concerne i detectives privati.
Ma anche le agenzie investigative sono ovviamente soggette a regole di ingaggio abbastanza precise, e l’utilizzo del GPS è consentito in presenza di alcuni requisiti fondamentali che poi sono i medesimi che disciplinano il trattamento dei dati personali anche sensibili da parte degli investigatori privati.
Innanzitutto vi deve essere un incarico scritto che regoli l’attività investigativa e ove vi sia inquadrato il diritto da tutelare, di cui è portatore il cliente dell’istituto di investigazioni.
Infatti, per attivare un’investigazione privata, vi deve essere un diritto da tutelare nel rispetto del principio di proporzionalità tra la tutela del diritto del richiedente e il grado di invasività delle indagini da eseguire.
Inoltre la durata del trattamento è assai limitata ed è consentita sino al momento in cui viene rilasciata al cliente l’informativa finale, dopo di che gli istituti di investigazione hanno l’obbligo di eliminare i dati dai propri archivi cartacei ed elettronici.
In ogni modo, pur nel recinto di limitazioni normative precise, gli investigatori possono utilizzare i localizzatori satellitari per eseguire i pedinamenti di mogli o mariti infedeli.
Ciò che è stato disposto a livello normativo è poi consolidato dalla precedente o successiva giurisprudenza attraverso le più recenti ed autorevoli sentenze della Corte di Cassazione (Cassazione penale sez. I, 07 gennaio 2010 n.9416 e in senso conforme si veda Cass. Pen.15 dicembre 2009, n.9667; Cass. Pen. N. 15396 del 2008; Cass. Pen. N. 3017 del 2008) .
I localizzatori vengono nascosti o all’interno o all’esterno dei veicoli (nel 90% dei casi all’esterno, sotto il veicolo), sovente hanno dei magneti molto potenti per essere calamitati a parti metalliche dell’auto in pochi istanti e in maniera molto discreta. Appaiono come delle piccole scatoline , senza luci visibili e senza fili. Hanno al loro interno due antenne: una in ceramica per ricevere il segnale trasmesso dai satelliti e una per trasmettere la loro posizione tramite la rete cellulare GSM o la rete dati GPRS. Questi localizzatori hanno spesso un applicazione dedicata per vedere in tempo reale gli spostamenti, solitamente di un auto , su una mappa direttamente dal cellulare. Si clicca sull’app e un piccolo pallino rosso che si sposta sulla mappa indica la posizione in tempo reale del mezzo dove è stato nascosto il GPS.
I GPS sono in uso oramai a tutti gli investigatori privati e forze dell’ordine del mondo; in Florida la Polizia sta sperimentando un “GPS a razzo”, ovvero da sparare sulla vettura da pedinare quando questa è ancora in movimento.
Il proliferare di tali tecnologie ha determinato, parallelamente, lo sviluppo di quelle “difensive” con l’impulso alle vendite dei cosiddetti Jummer, ovvero disturbatori di frequenza che ostacolano la trasmissione del segnale dei localizzatori.